Sesto giorno di quarantena a Hong Kong - L'amicizia e la cornucopia
Hong Kong (BC.it) - Al sesto giorno di quarantena mi sembra di aver preso il ritmo: la giornata è come una giornata in ufficio, come uno smart working in cui tutto si svolge in un’unica stanza. Di fronte al letto vi è un lungo tavolo che corre lungo la parete. Ho “suddiviso” il tavolo a seconda degli impegni: in un angolo vi sono medicine, disinfettanti, test anticovid; in un altro vi sono l’icona e il crocefisso (sono il mio altarino portatile); in un altro ancora, di fronte allo specchio, è la… sala da pranzo, dove metto il cibo che mi arriva entro la fascia di due ore. Dalle 6 alle 8; dalle 12 alle 14; dalle 18 alle 20 l’orecchio è teso a sentire il colpo sulla porta: per igiene, gli inservienti non suonano al campanello (o forse siamo in troppi da dover avvertire), ma bussano con un bastone alla porta. Ci dirigiamo alla porta con la maschera (altrimenti c’è una multa) e con le finestre chiuse per far sì che l’aria – che si suppone mefitica e infetta - rimanga dentro e non si sparga per il corridoio. Ma di per sé questo non è un problema, dato che le finestre sono sigillate e non si possono aprire anche a volerlo. L’orecchio è teso per mangiare il cibo subito alla consegna, dato che esso arriva già un po’ freddo, confezionato in scatole di plastica riciclabile. Non è cattivo, solo un po’ monotono: stesse verdure cotte; riso o spaghetti; carne o pesce in intingolo. In tutto il territorio ci si lamenta per il cibo della quarantena. D’altra parte fare porzioni per centinaia di persone, tre volte al giorno…
Ma da oggi la mia vita è cambiata! Il mio confratello Fabio Favata, ha sentito al telefono i miei commenti sul cibo e – con mia grande sorpresa – mi ha fatto arrivare una spesa da un negozio di cibi italiani che comprende ogni ben di Dio, una vera cornucopia!
Vi sono focacce a diversi gusti, radicchio, pomodorini, ravanelli, pesche, pere, stracchino, e perfino olio di oliva extra-vergine, sale di Trapani (?) e aceto balsamico di Modena! Dimenticavo: anche una bottiglia di limoncello; prosciutto crudo e speck già affettati!
In questo modo posso interrompere la dieta della quarantena almeno per alcuni giorni…. E io che speravo di dimagrire un po’… Dico questo anche per sdrammatizzare i vostri timori e le vostre associazioni di idee: qualcuno mi aveva già paragonato al card. Van Thuan… Ma ce ne passa!
Forse l’unica cosa che accomuna le due esperienze è il fatto che entrambi abbiamo offerto la vita a Cristo per la redenzione del mondo. E questo si può fare anche “non facendo niente”. Alla tivu vedo scorrere le immagini dell’Afghanistan, la paura delle donne e degli uomini, le rassicurazioni dei talebani, i timori e le cautele dei russi. Ma soprattutto mi colpisce che anche il dramma afghano sia diventato una zona di guerra fra Stati Uniti e Cina. Gli uni sono convinti di aver fatto la cosa giusta, gli altri addossano a loro tutti i guai e i “fallimenti”. Eppure, secondo me l’Afghanistan potrebbe essere un esperimento di collaborazione multipolare (fra Usa, Cina, Russia, India, Arabia saudita, Iran…) per portare la pace nel Paese e pacificare la regione. Il ritiro dei soldati Usa e Nato mostra che da soli o solo con una parte non ce la si fa a mettere pace in Afghanistan. E se la Cina si lamenta e ruggisce contro gli Usa, è perché ha paura di doversi implicare nella sicurezza della sua frontiera e per la pacificazione del Paese, e sa quanto è dura! Ma davanti a tutto ciò io ho solo la possibilità di pregare perché si manifesti la riconciliazione che Cristo è venuto a portare.
L’altra zona della mia stanza è un divanetto bianco in finta pelle. Qui faccio le mie meditazioni, le mie letture e le mie lezioni di cinese.
La mia meditazione consiste nel leggere e rileggere le letture della messa del giorno, cercando di immaginarmi la scena, essendo lì presente, aspettando che Gesù rivolga la parola a qualche personaggio e a me. Ieri, per esempio, Gesù ha detto a Pietro: Prendi il largo e getta le reti in mare… e riempirono le reti fin quasi a romperle … E un po’ l’ha detto anche a me: Prendi il largo e non preoccuparti per l’ora (e l’età) … E mi fa sperare che anche la pesca sarà abbondante.
Poi medito anche la Scuola di comunità e un libro sugli esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola commentati da Von Balthasar.
Il breviario e il rosario li recito passeggiando nel corridoio e nello spazio che fiancheggia il tavolo, il divano e il letto (sono circa una diecina di metri ripetuti tante volte).
Insomma, la quarantena non è una vita impossibile. Ed è resa possibile grazie agli amici che ti regalano cornucopie, come pure agli amici lontani che pregano e che sono vicinissimi. Soprattutto i miei amici ammalati mi sono di esempio per la loro pazienza, l’abbandono nelle mani di Dio, l’apparente impotenza che attende la fecondità. Anche gli inservienti e gli impiegati sono commoventi: si fanno in quattro per le nostre richieste, sempre intabarrati come astronauti, come se dovessero andare nello spazio ignoto e invece trattano con persone tutte vaccinate e negative al Covid!
Da sempre, il momento più bello della giornata è per me il tramonto. E anche qui ad Hong Kong. Anche se non posso aprire la finestra vedo davanti a me, oltre gli hangar dell’aeroporto, la penisola di Kowloon e la zona di Tuen Mun, insieme al Castle Pick e nel tratto di mare tante navi e piccoli portacontainer. Il rosso del tramonto e le ombre della sera le accarezzano via via fino a scomparire alla vista. Un altro giorno di vita di Hong Kong è passato; un altro giorno di quarantena e finito.